domenica 16 novembre 2014

Voi, io, noi.

Non so mai come gli altri dovrebbero prendermi, se di petto o con le pinze. Nessuno da alle persone un manuale di comportamento. Mi sento, per chissà quale assurdo motivo, sempre in pieno diritto di aver ragione. Perchè io ho un problema e siete voi che dovete adeguarvi. Tra le mie battaglie quotidiane c'è, senza dubbio, quella mirata a raggiungere un grado di normalità soddisfacente perchè non dicano "ah già, tu questo non lo mangi. Non lo puoi/vuoi. Tu mangi diverso. Le cose che mangi tu. " Ma quando questa normalità sembra vicina un soffio, mi arrabbio, me la prendo con chi mi sta intorno: mi trattano come se non avessi un problema. Capita che gli altri sbaglino, perchè in fin dei conti capirmi non è facile. Ho la pretesa che tutti mi capiscano, che mi vengano incontro, che mi dimostrino continuamente la presa di coscienza che qui in mezzo la fragile sono io. Tu non puoi capire, lascia stare! 
In questi giorni mi sono imposta di pensare da un' altra prospettiva: esco da me stessa per osservarmi, esco da me stessa per capire veramente io cosa farei se dovessi avere a che fare con me. Non è facile vivere con chi riversa il proprio controllo sul cibo in ogni decisione, non deve essere facile vivere con una persona che fa l'equilibrista sul filo. Ho spesso chiesto di venirmi incontro, ma in effetti non mi sono mai chiesta quanto invece fossi io ad andare incontro loro. Di passi ne ho fatti, questo è innegabile, ma solo ed esclusivamente per mia volontà; ho mangiato pizza fatta in casa perchè andava a me, ho mangiato patatine fritte perchè era ora di farlo, ho affrontato paure su paure perchè mi sentivo abbastanza forte, tutto programmato non dico a tavolino, ma almeno un paio di giorni prima. Sinceramente non ricordo di aver spiccato il volo all'improvviso solo perchè me lo proponesse qualcun altro. Mi sono sempre presa i miei tempi, in poche parole. "Mettiti nei miei panni". Avrò detto questa frase centomila volte, mi sarà stato detto altrettanto numero di volte; ma credo di averne compreso il significato solo in questa settimana. Sarà che sto crescendo, sarà che sono stanca. Credo che aiutare gli altri sia anche questo, cercare di comprendere, giustificare. Mi rendo conto di aver influenzato -involontariamente- la mia famiglia con le mie ossessioni. Per carità, per certi aspetti è un bene, ma è assurdo pretendere di poter organizzare anche l'alimentazione di chi vive in casa con me. "Sei TU che devi adeguarti." Quando mi è stata detta questa frase pochi giorni fa, volevo sprofondare. E' stato come un ceffone; ma è come se questo schiaffo doloroso lì per lì, mi avesse svegliata dal torpore. Oggi a pranzo avrei potuto, come la maggior parte delle volte, mettere su dell'acqua solo per me, buttare i miei grammi di pasta integrale, condire con un sughetto a parte in modo da aggiungere l' olio rigorosamente crudo, e via, serena e soddisfatta nella mia comfort zone. Era ciò di cui la mia testa aveva bisogno ed era quello che mi urlava da questa mattina appena ho aperto gli occhi. Ero di fronte ad un bivio, eppure non mi sentivo affatto persa. Sapevo di dover scegliere la strada più tortuosa e sinceramente alle 22 di questa sera, tirando le somme, non avrei potuto fare scelta migliore. 
Dicevo, io non so come le persone dovrebbero comportarsi, se darci tempo o battere sui punti dolenti fino a farci pensare basta, non vi sopporto più! Una cosa però la so: non bisogna dare troppo peso alle parole, ma non allontanate per nessuna ragione al mondo chi alla fine vi domanda "come stai?" 




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