lunedì 26 gennaio 2015

La pizza, ecco perché non fa paura.

Che sia buona, lo sappiamo.Margherita, bufala, pomodorini, con verdure, una meglio dell' altra. Potrei dire tante cose per convincervi che non fa male, che è strasupermegaiper sana; è un pasto completo, ha tutti i nutrienti necessari, carboidrati, grassi BUONI, proteine e tanto gusto. Che poi, se fatta bene, cioè è lievitata secondo i tempi previsti, non dovete nemmeno preoccuparvi di sentirvi gonfie il giorno dopo e dei liquidi trattenuti dal corpo. Ma credo che con un pó di buon senso ci si arriva da soli, basta voler ragionare. Voglio spiegarvi, però, perché IO NON HO PAURA. 



La prima volta che ricordo di aver mangiato una pizza nel mio periodo più nero, c' erano a casa i miei zii. Ho ordinato una pizza solo pomodoro, piccola, e ne ho mangiato meno di metà scartando i cornicioni bagnati di lacrime silenziose. E per nascondere quelle lacrime sono andata nella mia stanza, sola, prima che gli altri finissero. 
Un altro ricordo risale quella stessa estate, con amici ; ordino una margherita che non mangio, mentre tutti ridono contenti e commentano quanto fosse fatta bene. Io, non avendola nemmeno assaggiata, non ho nulla da dire. 
Una sera sono andata con mio padre a prenderle, perché dovevo controllare che non sbagliasse : una pizza senza mozzarella, senza salsa, senza olio, con rucola e scaglie di parmigiano. Il pizzaiolo ha riso e ha detto "l' aria ce la posso mettere?". In pratica avevo ordinato una Reginella, così si chiama li, facendo togliere tutti gli ingredienti basilari. Mio padre ha sforzato un sorriso, ma era in notevole imbarazzo. 
Una sera con mia madre, invece, la cameriera s' è portata via il piatto con 3/4 di pizza "mamma mia, sono pianissima, era gigante". Mi ha sorriso dolcemente senza commentare, mia mamma ha scosso la testa. 
A Parma, a Dario e sua sorella era venuta voglia di ordinarne una "per me senza mozzarella". "No, tu la prendi con la mozzarella, questa sera decido IO. " Non smetterò mai di ringraziare Dario per quella frase. 
E poi ancora, la crisi di panico perché avevo mangiato il riso a pranzo e non me l' aspettavo, l' ansia perché a pranzo avevo mangiato i carboidrati - dei miseri crackers -, la rabbia perché qualcuno si concedeva il lusso di ordinare una pizza diversa che potesse ingolosirmi e che io non potevo prendere. 

Sapete cosa accomuna tutte queste situazioni? L' immensa solitudine che provavo nel cuore. Ogni volta mi sono sentita fuori da un gruppo, famiglia, amici, coppia. Da noi, come credo nella maggior parte delle famiglie napoletane, la pizza non è 'non ho voglia di cucinare, ordino una pizza', ma è convivialità, chiacchiere, un rito che si ripete ogni settimana.  Perché pizza significa stare tutti insieme, pizza è una cena in cui fanculo i problemi, pizza è 'poi riman Dio ci pensa', come si dice qui. La pizza non è una quantità di carboidrati, o di proteine, o di grassi, non è una stupida grammatura. La pizza è il simbolo della mia rinascita. 
Riflettete: fa più paura una pizza o sentirsi soli? 

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